Salite e discese

Con le ciaspole all'ombra del Pelmo

Con le ciaspole fino a Forcella Forada, ai piedi del Monte Pelmo: Andrea ci racconta la sua esperienza.

 

Gesti rapidi e automatici intrecciano lacci, cinghie, ganci e cerniere, secondo un ordine preciso. Le mani cercano avide il conforto dei guanti, spingono le dita ad occupare bene lo spazio, poi afferrano i bastoncini.

È il segnale della partenza.

L’ombra sotto la parete nord delle montagne è la più fredda, e quella del Pelmo non concede distrazioni.

Saliamo regolari su neve battuta, cercando il conforto del sole che ora, in alto, infiamma il pendio immacolato. Le ciaspole si aggrappano nei punti più ripidi, scivolano innocue sul facile, danno modo ai sensi di mettersi in ascolto del paesaggio, senza il timore di cadere in fallo.


Il tepore sul volto incoraggia un sorriso, uno scambio di parole, e la mattina fila liscia fin sotto le Rocchette.

Le tracce ingombranti delle ciaspe si mescolano alle orme di selvatici che qui vivono, anche d’inverno. Il solco profondo del cervo, il ritmo inconfondibile della lepre, la linea regolare di una volpe…il bosco brulica di vita, che ora, però, si nasconde.


Con la schiena appoggiata al muro, le gambe distese, ci accorgiamo che anche la Civetta, discosta, si gode la mattina tiepida. Il cambio di luce ci invita a ripartire, percorrere a ritroso la strada, stavolta col Pelmo di fronte, immobile e austero.


Raggiungiamo forcella Forada con il sole che brucia le creste affilate di Val d’Arcia, poi, finalmente la discesa.

Ci tuffiamo impazienti sul pendio vergine, compatto, affondiamo nella farina fino alle ginocchia, inciampiamo, cadiamo, ci rialziamo, corriamo, cadiamo di nuovo.


Superiamo d’impeto le contropendenze per godere di nuovo della discesa, seguendo la linea d’impluvio senza una traccia battuta, i sensi attenti a scovare un passaggio fra gli alberi. Il ritmo sostenuto si fa ora più tranquillo, finché esausti e appagati arriviamo in fondo al pendio.


Stacchiamo, sganciamo, sleghiamo, seguendo l’ordine inverso del mattino.

All’ombra dei monti, il freddo mette fretta, e quella del Pelmo non concede distrazioni.

 

Andrea Pasqualotto

 




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