Salite e discese

Su'n Petorgnon

Eliana, operatore olistico della Val di Zoldo, descrive la sua escursione in un luogo poco visitato della Val di Zoldo, il monte Petorgnon.

 

In una domenica di inizio maggio partiamo in direzione del monte Petorgnon. Arrivati nell’abitato di Pralongo proseguiamo lungo la strada che s’imbocca passata la chiesetta e dopo un breve tratto giungiamo a Pian de la casera vegia. Da qui ci incamminiamo di buona lena lungo il sentiero 535, in un bosco piuttosto irto e umido, dopo gli abbondanti piovaschi dei giorni prima.

Il bosco è molto bello e il terreno, nonostante la fatica della salita, dà una sensazione di morbidezza sotto i piedi.
Mi cade l’occhio sui verdissimi Pan del cucù e su un grande fungo che cresce su di un ceppo cosparso di muschio e aghi.
Ci sono molti faggi, ma anche abeti e larici.

Arrivati ad un bivio che ci segnala di proseguire in direzione Còl de Michìel, mentre dall’altra parte si risale fino a Croda Daèrta. Arriviamo in questo splendido luogo che apre una finestra sul monte Mezzodì e sulla Val Prampèr. Facciamo una meritata sosta approfittando anche di panchine e tavolino.

Proseguiamo la nostra salita in direzione del Petorgnon in un tratto del bosco ancora bello ampio, fino ad arrivare in una zona in cui bisogna fare ben attenzione ai bolli rossi segnalati sui sassi e sugli alberi. Noto ad un certo punto una roccia da cui sgorga dell’acqua e dove persistono i candelot (colature di ghiaccio).

Inizia il bosco di baranci e le prime tracce di neve. Il sentiero inizia a farsi stretto a salire ancora, fino ad arrivare in un punto in cui un canalino sulla destra scende e, aggirando la cima, permette di giungere alla Forcella de le féde o Darè Petorgnon, la quale separa nettamente il monte dal Coston de la Gardesana.

Proseguiamo la salita passando un tratto sopra una forra, fino ad una piccola cengia da aggirare e con un tratto da prestare attenzione vista la presenza di un po’ di neve e del fondo bagnato.

Con la cima ormai vicina e i baranci che si fanno sempre più fitti, mi soffermo a riconoscere le piante di rododendri, non ancora in fiore, i ginepri e i mirtilli. C’è anche una varietà di pianta detta erba colina che i pastori nel passato usavano per colare il latte.

Finalmente in cima ammiriamo il vasto panorama in una giornata quasi del tutto limpida e mite.

Escursione non molto faticosa, su sentieri poco frequentati e molto ben curati soprattutto nei tratti che portano alla cima.

 

Eliana Santin




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