La macchina del tempo

Il racconto del paesaggio: una stratificazione di racconti

Il racconto, la narrazione sono state per i popoli fonte di conoscenza nei millenni.

Siamo quello che siamo perché attraverso gli incontri, abbiamo raccolto molte storie di vita, ascoltando persone di età e di culture diverse.

In milioni di testi e immagini che hanno varcato la soglia del nostro sguardo, abbiamo letto storie raccolte e scritte da altri, anche da paesi molto lontani.
 
Ciò che ci ha colpito nel leggere queste storie è la presenza costante del paesaggio, che risulta essere il vero protagonista. Tutti ne parlano, tutti, in un modo o nell’altro, raccontando lo descrivono inevitabilmente.
 
Un paesaggio descritto, raccontato. Interno ed esterno, fatto di persone, di cose, di limiti e confini, di immaginario e di intelligenza.

E’ il paesaggio che da senso agli eventi e ai personaggi. Il legame affettivo tra persone è certamente determinante, ma lo è altrettanto quello con gli “oggetti del proprio paesaggio” che hanno un significato: la linea dell’orizzonte, le montagne sullo sfondo, la luce della sera, l’ombra dell’albero amico, il canto delle cicale, il vociare del mercato, il cortile dei giochi, i racconti della veglia, i luoghi dell’innamoramento, i luoghi del divertimento, i luoghi degli stati d’animo, i colori delle stagioni e delle giornate, gli odori, i rumori.

I rapporti tra le persone sembrano essere sempre agganciati ad un paesaggio, come le decorazioni su una trama intrecciata da mani e telaio. Non è una gabbia che determina in modo assoluto le cose, è una trama che alimenta e anima, in una continua trasformazione di affetti e pensieri.
Riflettere sul paesaggio può forse farci comprendere la complessità delle infinite interazioni della nostra umana esistenza con la natura e gli ecosistemi.
 
Siamo parte di un superorganismo in equilibrio dinamico, non siamo il centro di nulla, perché tutto si imprime sulla dimensione degli orizzonti, sui quali tutto è al suo posto, ordinato, compreso ciò che scompare.
Accettare limiti e confini rende giustizia alla nostra capacità di sentire e pensare ed evita pericolose illusioni che ci distanziano dalle nostre sensibilità reali. Ci evita la tentazione del dominio.

Il paesaggio, come il sogno, è personale ma è anche collettivo, perché ricco di significati condivisi; quindi è responsabilità.

E’ un fatto strano ma vero: grazie alla relazione con il paesaggio è possibile viversi meglio gli affetti e le emozioni.

Emiliano Oddone
 
 
[Ph. Eva Lovat]



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