Sono tra i primi a colorare i nostri prati con la scomparsa della neve, di un giallo intenso, caldo e pieno. Sono quelli che noi chiamiamo “farfari“, piccoli fiori alti circa cinque centimetri, dallo stelo squamato e la corolla ricca di piccoli petali sottili.
Non sono scenici come una rosa rossa e neanche famosi per i loro significati simbolici come l’orchidea. Sono dei fiori semplici, di poche pretese, spuntano su terreni argillosi, dove trovano un po’ d’acqua e un po’ di sole primaverile.
La farfara (tussilago farfara) sembra avere proprietà medicinali sin dall’antichità, tra esperti naturalisti ma anche tra la gente comune. I benefici che si possono ricavare da questo piccolo fiore riguardano in particolare l’apparato respiratorio, quindi raucedine, tosse, addirittura bronchite secondo i cultori dell’erboristeria.
Chi non si è mai preso un raffreddore o la tosse durante la primavera, con tutti gli sbalzi di temperatura e le nevicate improvvise che questa stagione ballerina comporta? La natura come al solito ha sempre avuto la risposta, offrendo alle nostre nonne un soluzione curativa al momento giusto.
L’ideale era preparare una tisana composta da questi fiori (in alcuni casi venivano utilizzate anche le foglie che assomigliano a dei piccoli slavàz, le foglie del farfaraccio), addolcendola con un goccio di miele delle nostre api. Il sapore è gradevole, non è amara né forte, se bollente dà l’impressione di essere efficace sin da subito.
La ricetta era semplicissima, un solo cucchiaino di farfari in fusione per alcuni minuti, per riempire quasi due tazze di tisana. Una volta veniva bevuta la sera prima di andare a dormire.
E nei giorni successivi… finalmente una sana ripresa!
Buone passeggiate sotto il sole tra farfari e neve!
Val di Zoldo ti aspetta