Il minuscolo laghetto di Žarnadòi, detto anche delle Fertaze, è il luogo ideale per un picnic, essendo attrezzato con fuochi, tavoli e panche, dove anche i bambini trovano mille spunti per divertirsi. Un poco faticoso il sentiero per arrivarci, ma è breve e ne vale la pena.
Sulla strada provinciale 251 che passa a monte di Mareson, di fronte all’Hotel Corona (ampio parcheggio), parte un sentiero (segn. Cai 498 A) che risale in direzione nordest le pendici del Pelmo alla destra delle Grave e raggiunge il minuscolo laghetto di Žarnadoi.
Abbastanza ripidamente, seguendo un rilievo confinario alberato, il sentiero attraversa il prato ed entra nel bosco di abeti e larici, dove si incontra un bivio (non segnalato). Si prosegue a destra e in breve si raggiunge un’area ben attrezzata per il pic nic, con la postazione per il barbecue, tavoli e panche. Accanto, si trova una minuscola pozza d’acqua, alimentata dalle acque limpide del torrentello che scende dalla Val da Riàl. Accanto al ponticello, il sentiero proseguirebbe verso sinistra (est) per salire a incrociare, a quota 1.630 m ca, la strada boschiva che si percorre in direzione est, oltrepassate le vecchie casere si scende a Coi (1.500 m). Si tratta di un prolungamento dell’itinerario proposto che richiede un’oretta di cammino, ma che sicuramente vale la pena.
A destra della pozza d’acqua invece il sentiero scende per breve tratto per una strada sterrata che va a immettersi sulla strada comunale che collega Coi a Mareson (una deviazione a sinistra porta invece in quota alla colonia alpina, ora abbandonata, dedicata al generale G. Giuriati dalla Federazione Provinciale di Venezia dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci). Scendendo per la strada asfaltata si raggiunge la sp 251, a un centinaio di metri dal punto di partenza. Conviene però seguire la strada provinciale verso sinistra, per entrare nel centro storico di Mareson, dove i punti di interesse (chiesa, vecchie case e tabià) sono molti.
La leggenda del Pelmo
Si dice che il Pelmo, un tempo chiamato Pelf, non sia stata una montagna di nuda roccia, ma fosse ricoperta di pascoli e boschi. Addirittura, pare che il circo glaciale poco sotto la vetta fosse una zona di pascolo con tanto di casère. Si narra poi che proprio questi pastori un giorno si rifiutarono di dare ospitalità e cibo a un viandante che cercava riparo dalla pioggia; allora il monte si infuriò e si scrollò di dosso tutto il manto verde mettendo a nudo la roccia (il Sass de Pelf) e provocando un tremendo terremoto che fece precipitare a valle detriti ed enormi macigni, che seppellirono il villaggio del la Cros che si trovava tra Pianaz e Mareson, e che sbarrarono e il corso del Maè che formò poi il lago di Maresòn.
[Testo: Unione montana Longaronese Cadore Zoldo]