La macchina del tempo

Al termine della notte: la nascita delle Dolomiti

L’aria, recentemente rinfrescata dalle piogge, era limpida e permetteva di vedere lontano, ma solo lungo l’orizzonte: dense nubi stratosferiche ci impedivano di osservare il tramontare delle ultime stelle colorando gli ultimi minuti della notte di sfumature tra il grigio cenere e un cremisi che stentava a diventare arancio. I primi colori dell’alba si riflettevano sulle increspature delle onde, fondendosi con il rosso colore della sabbia sulla quale stavamo camminando.


Erano lontani i momenti in cui numerosi animali si addensavano nei pressi dell’estuario per abbeverarsi o per cercare facili prede, nascondendosi tra grandi fragmiti. La grande estinzione aveva trasformato tutto e tutti, aveva soffocato con i suoi gas e le sue polveri gran parte degli organismi e aveva decimato le antiche piante con repentini cambiamenti climatici e piogge acide. Era difficile scorgere la vita su queste rive, ma anche immergendosi nelle acque salate del mare non avremmo avuto miglior fortuna. L’era Paleozoica era tramontata, ma la Vita era riuscita ad attraversare la notte fino all’alba di un nuovo giorno.


Sono queste le prime pagine del libro di rocce che possiamo leggere in questa valle, un’introduzione appena accennata perché in realtà poco visibile in superficie (ma facilmente individuabile nelle valli adiacenti) su cui però si basano tutti gli eventi che determineranno il paesaggio attuale. La storia delle Dolomiti è un libro che poggia sul tavolo di rocce vulcaniche e metamorfiche formatesi nel Paleozoico, un periodo geologico terminato 250 milioni di anni fa. È una storia complessa, con molti attori e una trama articolata non priva di colpi di scena, una storia in cui dominerà quel mare che iniziava ad allargarsi su queste terre già nel Permiano Superiore e che vi rimarrà quasi ininterrottamente fino al sollevamento della catena alpina, per oltre 200 milioni di anni. La storia di questo mare, narrata nel libro di rocce, sarà l’oggetto di una serie di articoli che, se avrete la pazienza di leggere, vi accompagnerà fino ai giorni nostri.


Il mare salato del Permiano, quando la Vita quasi scomparve. Il colore rosa è dato dall’elevatissimo contenuto di sale e gesso, ora visibili negli strati di roccia.


Gli strati di gesso e sale come appaiono salendo verso il Passo Rolle

 
credits: photo by Enid Yu, Dr. Karsten Kotte, Wikipedia

 

Stefano Furin

 

[Ph. copertina: Eva Lovat]

 

 




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