La neve, descritta nel dialetto della Val di Zoldo
“È scesa tanta neve?”
“No, ne è scesa una brisa“.
“No, ne è scesa una brisa“.
Sono tanti i termini che si usano in riferimento alla nef, la neve nel dialetto zoldano. Modi di dire e parole per definirne la qualità e la quantità, derivati dall’abitudine di convivere con questo fenomeno.
Ogni inverno la magia della neve si ripete, ma lascia comunque sempre un grande stupore e tanta voglia di descriverla.
Quando la neve è solo una brisa, non stiamo parlando di molta neve ma solo di un sottile strato. Non è sufficiente per poter rimanere a lungo. Ma se rimane sugli alberi… è quasi sicuro, ricomincerà presto a nevicare!
La neve non è appiccicosa eppure quando il terreno inizia a imbiancarsi, la neve si dice che “la taca” ossia inizia ad “attaccarsi” o “attecchire” a crescere in altezza senza sciogliersi appena posata a terra.
Quando scende a straze, significa che la neve fiocca abbondantemente e ben presto ricoprirà di uno spesso strato ogni cosa.
La neve marza “marcia”, è invece quella della tarda primavera, poltigliosa e acquosa. Una neve “buona” invece, perfetta per sciare, è quella con un morbido strato leggero in superficie, la polverosa, divertente e da tuffarsi anche per le passeggiate con le caspe (le ciaspe, che tradotte in dialetto zoldano sono caspe).
Scopri la neve in Val di Zoldo!
[Photo credits: Eva Lovat]