Salite e discese

Darè Copada ristoro dell'animo

Secondo Anna alcune mete e alcune escursioni sono davvero un ristoro dell'anima... leggi il suo racconto!

 

Ci sono dei giorni in cui le cose non vanno per il verso giusto, diciamocelo. Oggi è stato uno di quei giorni in cui avrei avuto voglia di fare le valigie ed emigrare in un paese… diverso.

La giusta terapia? Arrivare a casa e proporre al marito di cenare fuori. La cena la metto velocemente nello zaino e si va a passo Cibiana. Ci sono diversi ristoranti appetitosi per salire al Passo, ma oggi ho bisogno d’altro.

Il passo è veloce, ci sono alcune cose da scaricare e la fatica zittisce la mente, la terapia comincia a funzionare. Quando alzo lo sguardo e vedo la cima del Sassolungo di Cibiana illuminata dal sole, quel caldo colore che solo i tramonti dolomitici sanno dipingere, mi fermo, e realizzo (ad alta voce) “questo nessuno me lo tocca, questo me lo posso godere gratis!”.

 

 

 

Adesso mi posso godere il silenzio, quel silenzio che in un bosco non c’è mai. Arrivati al bivio per forcella Bella, la stupenda forcella Ciavazzole (da guardare e non toccare dato che, da lì, la discesa negli ultimi anni è diventata davvero brutta) e Darè Copada, procediamo verso quest’ultima, e dopo aver attraversato i Ciampi (o piani d’Angias o Ciampe detta alla “Zubianote” – spesso a Cibiana chiamano le vette ed i luoghi di confine in modo diverso dagli zoldani), giungiamo rilassati grazie alle coccole dello scorrere delle acque, al “nostro ristorante” con vista sul Gruppo del Bosconero e Cime della Serra: l’inizio della Calada.

La Calada è un sentiero da percorrere per scendere al Rifugio Bosconero (tappa sia dell’Anello Zoldano – 6 giorni circa di trekking chiudendo un cerchio intorno alla Val di Zoldo -, che dell’alta via n. 3).

Sotto di noi si intravede ancora l’ aial di Pian dei Buoi, uno dei tanti spiazzi che si riconoscono ancora nei nostri boschi, come fossili a testimonianza dei tempi in cui l’attività delle carbonaie aveva spogliato di vegetazione i monti.

La cena è tipica, insalata di orzo e vino rosso. Non abbiamo il lume di candela, ma ci pensa il sole tramontando a creare atmosfera. Non mi stupisco se uno dei motivi per cui l’Unesco ha dato il riconoscimento alle Dolomiti di Patrimonio dell’Umanità, è anche il cambiamento di colore che le rocce inscenano: un minuto fa erano rosse, calde, ora, tramontato il sole, sono grigie e fredde, ma sempre stupende!

 

 

E’ estate, la luce ci consente di tornare a casa scendendo verso il Castelin, passando per Baita darè Copada ed infine a Cornigian. La macchina torniamo a prendercela domani mattina, intanto ci godiamo discesa, il panorama trascendente della notte.

Una cena, una passeggiata che si può fare anche in un pomeriggio, una scappata per “ristorarsi” l’animo!

 

Anna Zaccone 

 




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