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I borghi della Val di Zoldo

Ogni borgo della Val di Zoldo racconta una preziosa storia, ancora quasi del tutto intatta, nelle architetture tradizionali, negli edifici storici e nelle chiese, veri scrigni d’arte.


Ecco alcune frazioni e le loro caratteristiche:


A Brusadaz si trova il vecchio mulino Costa, forse tra quelli menzionati in un estimo del 1693. Fuori dal centro abitato ci sono i resti delle vecchie miniere di Da Dòf e San Pellegrino. Nato come un centro rurale, Brusadaz conserva ancora la sua antica bellezza.


A Coi è notevole la casa Rizzardini, edificio imponente in un villaggio costituito soprattutto da rustici; uno degli affreschi dell'esterno è del 1713. Lungo la strada che da Coi conduce a Maresòn sono ubicati i due mulini Rizzardini, antecedenti al 1634 e ancora in funzione nel 1946. Interessante anche il mulino Piva con la grande ruota di legno, attivo dal 1948 agli anni settanta. Coi, tra i borghi più alti e panoramici, collocato a circa 1500 metri,  è inoltre tra i paesi più affascinanti e suggestivi della Val di Zoldo, circondato da viste incredibili del monte Pelmo e della catena del Civetta. Perfettamente conservato come un tempo, consente al suo visitatore un vero e proprio tuffo nel passato, inoltrandosi tra i vicoli ricchi di abitazioni antiche e tabiai (fienili) in legno. Un paradiso per fotografi e per amanti di natura e architettura.


A Fusine l'edificio più importante è indubbiamente la chiesa di San Nicolò, documentata per la prima volta nel 1570 e ricostruita nel 1909; affrescata esternamente, custodisce al suo interno un crocifisso ligneo di Valentino Panciera Besarel, e un organo unico al mondo, interamente fatto di canne in legno dalla manifattura locale del XIX secolo. Da visitare anche la parte "vecchia" del paese, scendendo verso il paese di Soramaé, tranquillo borgo rimasto intatto negli anni.


A Pianaz si trovano i preziosi affreschi della casa Colussi-David (1662, Madonna con Sant'Antonio e Sant'Osvaldo) e della casa Colussi-Manéta (albero genealogico della famiglia con San Rocco e Sant'Antonio, crocifissione e Madonna con Bambino e santi).


A Mareson, delizioso borgo ai piedi del Civetta, sorge la chiesa di San Valentino (1482) che custodisce all'interno un altare della Santa Croce di Andrea Brustolon, mentre l'esterno è affrescato con l'immagine del santo patrono.


Pecol è un piccolo centro turistico, il più vicino alle piste di Ski Civetta. Con i suoi tabiai antichi e le nuove abitazioni ristrutturate di recente, Pecol offre scorci meravigliosi, dove si fonde la bellezza dell’architettura locale con i maestosi paesaggi del Monte Civetta che fa da sfondo al paese con il Monte Pelmo.


La valle di Goima si trova lungo la strada 347 del Passo Duran, ai piedi dell’anfiteatro della Moiazza (catena del Civetta). Fuori dall’asse principale, addentrandosi nei piccoli borghi come Chiesa e Molin, è possibile scoprire gli antichi abitati della valle, ricchi di tabiai (fienili) abitazioni in legno e ampi pascoli. La chiesa di San Tiziano a Chiesa è una delle più belle di tutta la Val di Zoldo, e in località Bivio scuole si trova il Museo etnografico dei mestieri, usi e costumi della valle di Goima, diretto aIla conservazione, allo studio e alla valorizzazione del patrimonio storico, folklorico, linguistico ed economico della realtà locale. Protagoniste del Museo sono le antiche attività: dall'agricoltura, alla metallurgia, dalla lavorazione del legno a quella dei tessuti. Raccoglie molti attrezzi da lavoro ed inoltre è stato ricostruito il tipico ambiente interno delle case zoldane di un tempo.


Zoppè è un Comune del Cadore che si trova all'altezza di 1426 m, in una posizione molto bella e panoramica, alle pendici del Pelmo, e in prossimità del Col Duro, che divide Zoppè dall'area di forcella Cibiana. Pare che ad aprire la strada ai gelatieri zoldani siano stati alcuni di Zoppè che avevano appreso l'arte già avviata da qualche cadorino. Furono da loro chiamati a lavorare a Vienna ed evidentemente a loro volta impararono i segreti del mestiere tanto da potersi mettere in proprio. Nella capitale asburgica alla fine del secolo scorso i carrettini del gelato cadorini e zoldani già si contavano a decine. La chiesa dedicata a Sant'Anna risale al 1530, fu ampliata nel 1732 e consacrata 5 anni più tardi. Essa conserva un emozionante dipinto della Madonna con il bambino e S. Anna tra S. Paolo e S. Girolamo. La pala è attribuita al pennello di Tiziano Vecellio o alla sua bottega, e in più circostanze fu difesa dagli abitanti di Zoppè per sottrarla al saccheggio e alla requisizione di eserciti invasori. Inoltre ci sono opere lignee di De Lotto, Angelo Gamba Zampol e Dante Moro. A Zoppè sono legati intimamente due grandi artisti del secolo scorso: Masi Simonetti e Fiorenzo Tomea. Pur essendo pittoricamente molto diversi, hanno trovato nel paesaggio di Zoppè, nel Pelmo e dintorni, un fortissimo elemento di attrazione che ha ispirato piacevolmente il dipingere la terra d'origine.


Adagiato su un dolce pendio esposto a sud, Fornesighe piccolo borgo a quota 1000 metri gode di un panorama dolomitico sul gruppo del Tamer San Sebastiano e Sugli Spiz di Mezzodì, propaggini nord del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Camminando tra i vicoli che si snodano fra un rustico e l’altro, in questa frazione del Comune di Val di Zoldo, si respira un'aria di altri tempi. Fornesighe presenta ancora elementi architettonici del passato qui magicamente conservati, ha infatti dell'incredibile che negli anni passati non si siano sviluppati incendi distruttivi per cui le vecchie case di legno e pietra si sono mantenute in tutta la loro originalità.


Forno si trova a 848 m, lungo il torrente Maé, ed è un bel centro con una notevole propensione alle attività turistiche e commerciali. Una delle attrazioni di Forno è il Museo del Chiodo. Ha lo scopo di recuperare sotto il profilo storico e culturale l'antica tradizione zoldana della fusione e della lavorazione del ferro. Dall'attività mineraria in senso stretto al funzionamento del forno e all'attività di forgiatura e di produzione di chiodi e di altri arnesi, al visitatore viene fatto rivivere un percorso suggestivo ricco di documentazione e implementato con gli aspetti linguistici della parlata locale. Il Museo è accolto nell'antico palazzo del Capitano di Zoldo.


Pieve è la sede della parrocchiale di San Floriano, la chiesa della forania risalente al 1487. Al suo interno, grande pregio l’altare delle anime, scolpito dal Michelangelo del legno Andrea Brustolon (1662 – 1732). Il campanile alto 47 metri ha una guglia ricoperta di scandole di larice. Anche la vista di cui gode Pieve è una grande attrattiva: il paese posto in luogo rialzato, regala meravigliosi scorci sul gruppo del Mezzodì.


Il borgo di Astragal conserva ancora l’antica dimora dei Panciera Besarel, famiglia di artisti che con il loro nome diedero lustro alla Val di Zoldo. Tra i più famosi, il grande Valentino Panciera Besarel (1829 – 1902), il figlio, l’intagliatore Giovanni Battista (1801 – 1873), e Caterina (1867 – 1947), la nipote.


Pralongo, adagiato su un pianoro di origine glaciale posto sulle pendici orientali del gruppo del Tamèr - San Sebastiano, apparteneva storicamente alla Regola di Sot i Zei, costituita dai villaggi di Forno, Sottolerive, Pralongo e Colcerver. Soleggiato e tranquillo, è un paradiso sia d’estate che d’inverno.


Colcerver è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti della Val di Zoldo. Raggiungibile attraverso una strada molto stretta, e nel suo interno percorribile solamente a piedi, il borgo conta attualmente un solo abitante che vi risiede tutto l’anno, si rianima invece d’estate, con l’arrivo dei turisti e di chi ha scelto questo luogo per le proprie vacanze. Davvero unico nel suo genere e collocato in una posizione panoramica straordinaria, è meta di relax e quiete, per chi desidera staccare completamente dal frenetico caos cittadino.

 

Il paese di Dont, punto di collegamento tra la parte alta della vallata e l’area di Forno, ha tra le sue attrattive la chiesa di Santa Caterina, e il piccolo centro pedonale, molto grazioso e curato. Fino al XIX secolo è stato tra i più attivi nell’attività metallurgica, fonti documentarie del XIV secolo attestano l’esistenza in Dont di un forno fusorio che rimase in attività fino alla metà del Settecento. 

 

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