I saperi di Zoldo

Eccessi lessicali d'alta quota

Arranco in un groviglio di baranci
Annaspo in un ammasso di cespugli



Meglio un solenne rotacismo, evoca la battaglia
Dunque
Arranco in un groviglio di baranci
in un torrido meriggio d’agosto
Da tempo ho perso il comodo sentiero
distratto dallo scenario starordinario



Troppe sillabe
Distratto dal magnifico scenario
Forse, a casa lo sistemo
Intanto devo uscire da ‘sto casino, di qui non si passa
Nulla di peggio che finire in una foresta di baranci, che poi sarebbero cespugli di pino mugo, in un rovente pomeriggio estivo
Lo sanno tutti quelli che frequentano la montagna, o almeno quelli che frequentano i baranci
Forse non si può nemmeno definire foresta



Ma chi diavolo si sogna di frequentare i baranci?
Certo, se invece di fare il figo e tagliare seguivo il sentiero
Di qua c’è un passaggio, forse
Tecnicamente non mi sono perso, so dove sono sulla mappa, so come si chiamano le montagne intorno, so quale direzione seguire, so che ho ancora parecchie ore di luce, so…
Fshh…Stack!

Dio, che male!

Mi bruciano gli occhi, aspetta che mi siedo, che male!
Ho anche le lacrime, che fastidio, che male!
Maledetta frasca



Sembra più un rametto, neanche tanto grande a dir la verità
Non c’è niente di peggio, dopo i baranci in agosto, di un ramo negli occhi
Lo sanno tutti, anche chi non frequenta la montagna, o almeno chi frequenta le foreste e i rami.



Ma chi è così cretino da frequentare i rami?
Mi sta passando il bruciore
Non ancora



Larice, steso da un fusto di larice



Però, che posto!
Distratto dallo splendido scenario, ecco sì, splendido
Con questa luce che si fa più calda, tutto risplende
Guarda che roba!
La Rocchetta, il Sasso di Bosconero, poi la cresta degli Sfornioi
Qui dietro il Pelmo, la Civetta, la Moiazza, c’è tutto
Laggiù il San Sebastiano, il Tamer, gli Spiz di Mezzodì, il Pramper



Sì però ne ho abbastanza di giocare all’esploratore, prima di provare altre esperienze indimenticabili è meglio che mi levi da qui

(Silenzio)

Arranco in un groviglio di baranci
in un torrido meriggio d’agosto.
Maledetta la mia mente e i suoi slanci
che per il suo errare or pago il costo.
Distratto dallo splendido scenario
da tempo ho perso il comodo sentiero.
Credo d’esser un grande avventuriero
finché un tronco diventa mio avversario.

Un tronco…era più un ramo…una frasca forse…rametto…troppo lungo, va bene così, licenza poetica, metrica da rispettare e dignità da salvare.

 

Andrea Pasqualotto




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